Le Comunità energetiche nascono in primis con obiettivi ambientali e sociali, quali la riduzione della povertà energetica, lo sviluppo dei territori locali e l’uso efficiente dell’energia, in ottica di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione individuati dall’Unione Europea. Il ritorno economico delle comunità energetiche rinnovabili riguarda i benefici in grado di sostenere questi sistemi di condivisione.
Nel dettaglio il ritorno economico delle comunità energetiche rinnovabili si può quantificare in tre tipologie di ricavi:
Risparmio derivante da autoconsumo
L’energia prodotta dagli impianti di energia rinnovabile può essere autoconsumata in loco generando così un mancato esborso (relativo all’acquisto della stessa quantità dal proprio vendor), consentendo di investire la cifra risparmiata per altri fini.
Ricavo derivante dall’energia in eccesso immessa in rete
L’energia in eccesso rispetto a quella eventualmente autoconsumata, può essere immessa in rete e remunerata attraverso appositi accordi con il GSE (Gestione Sistema Energetico). La Comunità energetica potrà inoltre vendere questa energia sul mercato libero in modo da ottenere un beneficio maggiore.
Ricavo derivante dall’incentivazione dell’energia condivisa
La costituzione di una CER consente l’accesso ad un meccanismo di incentivazione, calcolato sulla base dell’energia condivisa. L’energia condivisa è il valore minore, misurato in ogni ora, tra l’energia totale prodotta immessa in rete e l’energia totale consumata dalla CER. Tale incentivo, nella normativa transitoria risultava essere di 110 €/MWh, ad oggi siamo in attesa della conferma della Bozza di decreto MASE che andrà a definire la formula incentivante definitiva.
Come costituire e gestire una comunità energetica rinnovabile >>